domenica 26 aprile 2020

Step 11: nella pandemia

La pandemia del CoVid 19 ha causato il lockdown in Italia, cioè l'assoluta chiusura di tutte le attività commerciali, ricreative, sportive e l'impossibilità di spostamento al di fuori delle proprie abitazioni, tranne che per casi strettamente urgenti e specificati.
Tutto questo contrasta con la voglia delle persone di uscire, fare vita sociale, comunicare, curare i rapporti interpersonali.
Se questo avvenisse, il contagio da CoVid 19 aumenterebbe esponenzialmente e più velocemente di come è accaduto sino ad oggi.

giovedì 9 aprile 2020

Step 9: Arte figurativa


“Galleria di stampe”, opera di Escher 1956
Esposta nel Museo d'Arte Popolare, Lisbona

step 8: Il paradosso nel "Fedro" di Platone

Nel Fedro di Platone, il re Thamus, risponde al dio Theuth, che era il creatore della scrittura e che aveva lodato la sua creazione, quale il mezzo del futuro per la diffusione della conoscenza:

 "... La scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza delle anime di coloro che la impareranno, perchè fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se' medesimi."

Platone, in questo dialogo, evidenzia quello che secondo lui è la differenza che intercorre tra conoscenza e sapienza, dando un giudizio negativo sulla scrittura, in quanto quest'ultima avrebbe portato, non la sapienza, ma una conoscenza senza insegnamento e, quindi, discepoli,che sarebbero diventati portatori di opinioni e non sapienti. Paradossalmente, però, il pensiero di Platone si è diffuso ed è pervenuto ai giorni nostri grazie alla scrittura.

Step 7: Il paradosso nella poesia

“Cessate d’uccidere i morti, 
non gridate più, non gridate 
se li volete ancora udire, 
se sperate di non perire. 
 Hanno l’impercettibile sussurro, 
non fanno più rumore 
del crescere dell’erba,
lieta dove non passa l’uomo.”

( Giuseppe Ungaretti, Non gridate più )

In questa lirica è espresso il motivo del dolore colto attraverso un dato occasionale (il bombardamento del cimitero di Verano a Roma) e mediante un dialogo con gli altri uomini.
Il significato del primo verso "Cessate di uccidere i morti" è quello smetterla con gli assurdi rancori e a lasciare riposare in pace le vittime innocenti di una guerra folle, di una tragedia spaventosa e, quindi, di cessare i bombardamenti ai cimiteri. Il poeta, attraverso un paradosso, invita i sopravvissuti a quell'immane guerra al silenzio (che è sacro), unica forma possibile di solidarietà e rispetto per i morti che dall'aldilà ci parlano con una voce impercettibile (ammoniscono i vivi ad essere più buoni, mandano un messaggio di speranza). Questa condizione è necessaria qualora i vivi vogliano sopravvivere, in quanto l'odio avvelena le anime e rovina gli uomini. In caso contrario, i morti verrebbero uccisi un'altra volta dalla guerra, della cui disumanità il bombardamento del cimitero si erge a tremenda metafora. Solamente l'erba cresce lietamente, in quanto non vi è più nessuno a calpestarla, e allo stesso modo sarebbero lieti i morti se cessassero i rancori e gli odi.

martedì 7 aprile 2020

step 6: Il paradosso nella letteratura

Il processo - Franz Kafka
ll processo (Der Process, Der Proceβ, Der Prozess) è un romanzo incompiuto di Franz Kafka scritto in tedesco fra il 1914 e il 1915, pubblicato postumo per la prima volta nel 1925. Una delle sue migliori opere, esso racconta la storia di Joseph K., un uomo arrestato e perseguito da una remota, inaccessibile autorità, mentre la natura del suo crimine non viene rivelata né al protagonista né al lettore.
Il protagonista del romanzo, Josef K., è impiegato come procuratore presso un istituto bancario. Una mattina, due uomini a lui sconosciuti si presentano presso la sua abitazione, dichiarandolo in arresto, senza tuttavia porlo in stato di detenzione. K. scopre così di essere imputato in un processo. Pensando ad un errore, decide di intervenire con tempestività per risolvere quello che ritiene essere uno spiacevole (ma temporaneo) malinteso.
Ben presto, K. si rende conto che il processo intentato nei suoi confronti è effettivamente in corso. K. tenta inizialmente di affrontare la macchina processuale con la logica e il pragmatismo che gli derivano dal suo lavoro presso la banca. Tuttavia, tempi e modi di svolgimento del processo, né altri aspetti del suo funzionamento, vengono mai pienamente rivelati all'imputato, neppure durante le sue deposizioni al cospetto dei giudici. A K. non verrà mai comunicato il capo di imputazione che pende su di lui.
Anche dietro consiglio di personale in servizio al tribunale, K. affida a un avvocato il mandato di difenderlo. Pur rassicurando K. in merito all'impegno profuso per il suo caso, l'avvocato pare tuttavia procedere con la medesima opacità che è propria del tribunale, mettendo in atto iniziative la cui efficacia K. non è in grado di valutare appieno. Dopo un breve periodo di riflessione, K. decide di rimuovere il mandato all'avvocato, a dispetto delle raccomandazioni dello stesso legale difensore.
Questa rinuncia alla difesa prelude all'epilogo della vicenda. Senza preavviso, Josef K. viene infatti prelevato da due agenti del tribunale e condotto in una cava, dove viene giustiziato con una coltellata. K. muore in conseguenza di una condanna inflittagli da un tribunale che non lo ha mai informato in merito alla natura delle accuse a suo carico, e che non gli ha mai fornito alcun riferimento per attuare una vera difesa.
In una situazione kafkiana è la comunicazione stessa a divenire paradossale, visto che essa non può prescindere dal contesto comunicativo in cui avviene. La comunicazione diviene impossibile: ci arrovelliamo per trasmettere “la nostra versione” dei fatti ma nessuno ci ascolta. Allora ci divincoliamo per liberarci da questa morsa soffocante, ma la nostra volontà non basta. La situazione stessa sfugge al nostro controllo. La comunicazione non è più un mezzo con cui riusciamo a relazionarci in modo positivo, anzi: sembra quasi che più proviamo a risollevare le nostre sorti più rendiamo grave la situazione.


Franz Kafka, Il processo ed il PARADOSSO:
"Perché fino alla sentenza siamo tutti colpevoli"


lunedì 6 aprile 2020

step 5: messaggio pubblicitario

“Prendetevela comoda, ma fate in fretta”: è l’headline di un annuncio pubblicitario per la Fiat 500L.
È costituita da una frase complessa, formata da due frasi semplici. Se s’intende la prima nel senso figurato di “fare qualcosa con molta lentezza”, come presumibilmente si augurano gli autori, la seconda, che ha un significato del tutto opposto, si rivela incoerente. Ne deriva una sorpresa per il lettore, dovuta alla rottura delle aspettative. Alla base di tale effetto straniante è la figura retorica del paradosso. La sua definizione si articola in due parti: la prima consiste in un’affermazione fondata su un’antitesi e quindi assurda. Pertanto la sua funzione è indubbiamente quella di attention getting device (espediente per ottenere l’attenzione). Passando al resto dell’annuncio, ci si rende conto che l’invito a “prendersela comoda” va interpretato in senso letterale, in riferimento ad una caratteristica dell’automobile reclamizzata, la sua spaziosità, mentre la seconda parte della definizione è assurda solo apparentemente, perché si rivela esatta ad una più accurata analisi.

domenica 5 aprile 2020

Step 4: Paradosso e mitologia


Nella mitologia dell’antica Grecia, tra le varie figure mitologiche, possiamo identificare nel Minotauro il “paradosso” di un essere mostruoso e feroce, con il corpo di un uomo e la testa di un toro.
Il Minotauro (in greco antico: Μινώταυρος, Minótauros), era figlio del Toro di Creta e di Pasifae, regina di Creta; nacque per volere di Poseidone, il dio del mare, che intendeva punire il re di Creta, Minosse. Atene, sconfitta da Minosse, fu costretta a pagare un orribile tributo offrendogli ogni anno sette ragazzi e sette ragazze, che nel Labirinto di Cnosso sarebbero stati divorati dal Minotauro.
Il Minotauro appare anche nella Divina Commedia, precisamente nel dodicesimo canto dell’Inferno. Allegoricamente, il Minotauro è posto a guardia del girone dei violenti, perché nel mito greco esso simboleggia proprio la parte istintiva e bestiale della mente umana, quella che ci accomuna agli animali (la «matta bestialità») e ci rende inconsapevoli nelle nostre azioni. I violenti sono proprio quei peccatori che hanno peccato cedendo all'istinto e non hanno seguito la ragione. La sconfitta del Minotauro contro Teseo nella mitologia greca e contro Virgilio nella Divina Commedia, simboleggiano il prevalere della ragione umana sull’istinto animale.

giovedì 2 aprile 2020

Step 2: Storia del termine

L'etimologia della parola paradosso è di derivazione greca. Infatti,  paradosso deriva dal greco  παράδοξος, (paràdoxos), dall'unione del prefisso παρα- (parà) = contro con δόξα (dòxa) = opinione.
Il più antico paradosso si ritiene essere il paradosso di Epimenide, in cui appunto il Cretese Epimenide afferma: "Tutti i cretesi sono bugiardi". Poiché Epimenide era originario di Creta, la frase è paradossale. A rigor della logica moderna, questo in realtà non è un vero paradosso: detta "p" la frase di Epimenide, o è vera "p" o è vera "non p". Il contrario di p è "Non tutti i cretesi sono bugiardi", ossia "Qualche cretese dice la verità"; Epimenide non è uno di quelli e la frase è falsa. Tuttavia la negazione dei quantificatori non era ben chiara nella logica degli antichi greci. Subito dopo troviamo i paradossi di Zenone. Un altro famoso paradosso dell'antichità, questo sì irresolubile, è il paradosso di Protagora o il cosiddetto paradosso dell'avvocato, più o meno contemporaneo di Zenone di Elea.
Alcuni paradossi, poi, hanno preceduto di secoli la loro risoluzione: prendiamo ad esempio il paradosso di Zenone: "Il terzo argomento è quello della freccia. Essa infatti appare in movimento ma, in realtà, è immobile: in ogni istante difatti occuperà solo uno spazio che è pari a quello della sua lunghezza; e poiché il tempo in cui la freccia si muove è fatto di infiniti istanti, essa sarà immobile in ognuno di essi."

Step 1 bis: Paradosso in altre lingue

Inglese: paradox;
Francese: paradoxe m.;
Tedesco: Paradox n., Paradoxon n.;
Cinese: 悖論 
             Bèi lùn
Giapponese: パラドックス 
                     Paradokkusu
Coreano: 역설 
                 yeogseol
Lituano: paradoksas
Spagnolo: paradoja
Greco: παράδοξο 
            parádoxo