giovedì 11 giugno 2020

Step 24: la sintesi finale

Il termine paradosso è stato oggetto di studio, partendo dall’etimologia ed evidenziando l’origine greca della parola. In greco (paràdoxos) παράδοξος è composto di (parà) παρα-nel significato di "contro" e (dòxa) δόξα ossia "opinione"; significa quindi "verità che è in contrasto con il senso comune". Il paradosso può essere definito come un'affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune. Più precisamente, in senso logico-linguistico, indica un ragionamento che appare invalido, ma che deve essere accettato, o un ragionamento che appare corretto, ma che porta a una contraddizione. Il termine paradosso e il suo significato ha percorso il tempo sino ai giorni nostri e ha trovato implicazioni in diversi settori della conoscenza umana. Oggi la parola può essere adoperata in senso oggettivo, denominando paradosso una tesi che sembra contraddire l’opinione comune o i principi generali di una scienza, ma che, all’esame critico, si dimostra valida. Il termine paradosso può essere utilizzato anche in senso soggettivo e in questo caso abbiamo una dimostrazione, che partendo da un presupposto falso e condotta con apparente rigore logico, si risolve definitivamente in un sofisma. Nel campo dell’ingegneria abbiamo il paradosso nell’apparecchio meccanico “doppio cono”, che sembra sfidare la forza di gravità, perchè spontaneamente risalire verso l'alto nel telaio in cui è montato. 
 Nel cinema, in particolare nei film di fantascienza, abbiamo il paradosso del nonno, utilizzato per dimostrare che i viaggi nel tempo non sono impossibili, ma si determina una linea di vita alternativa a quella vissuta dal protagonista viaggiatore nel tempo.
Nel campo della morale e nello specifico nell’etica irrazionale il paradosso lo riscontriamo nella capacità di deliberazione e di discernimento delle cose e dei comportamenti.
L’implicazione del termine paradosso è molto ricca nella cronaca, nella letteratura moderna e risorgimentale e nella filosofia contemporanea, secondo gli esempi riportati nel blog.



mercoledì 10 giugno 2020

Step 23: una mappa concettuale



Step 22: Una serie TV

I episodio

Nell'Inghilterra dei giorni nostri, un pittoresco scienziato e inventore, esperto nel campo della fisica e della meccanica, racconta ai suoi più stretti amici di aver trovato il modo di viaggiare nel tempo, ma non viene preso sul serio. Pochi giorni dopo, recandosi a cena presso uno degli amici, il protagonista si presenta in uno stato veramente pietoso: è molto  pallido, con l'espressione sconvolta e tutto il suo corpo è ricoperto di ferite e cicatrici e i suoi abiti sono sporchi e distrutti.

II episodio

Il protagonista racconta di aver costruito un mezzo in quarzo e avorio capace di viaggiare nel tempo, ma non nello spazio, e di aver navigato lungo la corrente del tempo fino a raggiungere l'anno 802.701, quando l'umanità risulta essere divisa in due specie viventi differenti, di cui la prima sono gli Eloi, creature fragili, infantili, gentili e pacifiche che conducono una vita di divertimento, di distrazione e di scarsa attività intellettuale.
Tra le genti degli Eloi stringerà una particolare amicizia con la giovane di nome Lisa, che aveva precedentemente salvato dalla morte per annegamento.

III episodio

Il protagonista scopre che la sua macchina del tempo è stata rubata, e nel cercarla s'imbatte nei Morlocchi, esseri mostruosi e ripugnanti che vivono nelle viscere della Terra, che escono la notte per cibarsi delle carni degli Eloi e che sono gli autori del furto.
Il protagonista aiuta gli Eloi nel combattere i Morlocchi, approfittando del fatto che vivendo essi sotto terra, temono la luce. Così riesce a recuperare la macchina del tempo, ma a seguito di un controattacco dei Morlocchi, Lisa perde la vita. Lo scienziato riesce a sopravvivere, ma , perso ogni interesse per quell'epoca, ripresa la sua invenzione e rimettendola in moto, ricomincia il viaggio. Si addentra ancor di più nel futuro e si ferma in un'epoca dove l'umanità si è estinta e restano solo enormi crostacei e lepidotteri. Un ulteriore salto nel futuro lo porterà, durante un'eclissi, a constatare l'assenza di forme di vita, in un pianeta ormai vecchio e alla fine dei suoi giorni. Infine riesce a tornare alla propria epoca d'origine.




giovedì 4 giugno 2020

Step 21: il paradosso nell'etica irrazionale

L’etica si fonda sulla ragione oppure sui sentimenti. Se si fondasse sui sentimenti allora anche elementi non umani dovrebbero essere riconosciuti come responsabili, da un punto di vista morale. Ciò è chiaramente discutibile perché non si può accusare un cane di omicidio e non si può condannarlo alla reclusione forzata, perché si assume che un cane sia incapace di facoltà di giudizio e, correlatamente, di capacità di deliberazione. Un cane è assunto come un elaboratore passivo e, come un computer, non si può imputarlo di nulla nelle sue azioni e ricade all’interno dell’accadimento naturale. D’altra parte, anche coloro che soffrono di patologie mentali sono in grado di provare sentimenti, ma anch’essi sono incapaci di comprendere i termini del discorso morale e riconoscerli come sensati né vengono riconosciuti come individui capaci di deliberazione (libertà) e di facoltà di giudizio (comprensione) ma senz’altro di provare emozioni o sentimenti. Dunque, la ragione implica, da un punto di vista morale, libertà deliberativa e capacità di comprensione del discorso morale. Analogo discorso vale per i bambini: anche i fanciulli hanno capacità di provare sentimenti ma sono ancora lontani dall’essere soggetti responsabili. Dunque, la ragione sembra comportare libertà, facoltà di giudizio e responsabilità. I sentimenti, invece, non sembrano essere in grado di discernere individui responsabili da individui irresponsabili.

mercoledì 3 giugno 2020

Step 20: nello Zibaldone di Leopardi


In una pagina dello Zibaldone, Giacomo Leopardi ci ha offerto una chiave di lettura per interpretare non soltanto la sua Poesia, ma tutta la grande Letteratura. Anche quando un’opera si limiti in apparenza a illustrare il male di vivere, il suo fine è sempre quello di riaccendere in chiunque legga il desiderio di vivere. Innalzando, così, il suo tasso di vitalità emotiva.

« Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa); servono sempre di consolazione, raccendono l’entusia­smo, e non trattando né rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta »..

Step 19: nell'utopia


Il progetto politico di Platone: uno Stato ordinato, governato dai filosofi, nel quale ognuno realizza le sue inclinazioni naturali, può sembrare incredibile, in termini moderni una utopia. Però, se l’utopia non è un sogno, ma un progetto, un “ideale” – anche se certamente molto difficile da realizzare –, allora non è impossibile. Platone credeva nella realizzazione di uno Stato governato secondo le norme della sapienza filosofica, e lo dimostrò durante tutta la sua vita: fece ripetuti viaggi in Sicilia allo scopo di convincere i tiranni di Siracusa a mettere in pratica il suo programma politico; ma i risultati, come egli stesso ammise nella Settima Lettera, furono fallimentari.

 Repubblica, 502 a-c

 [502 a] [...] – Ammettiamo pure, feci io, che essi siano convinti di questo. Ma potrà uno contestare quest’altro punto, che cioè da re o signori non possano nascere figlioli con naturale disposizione alla filosofia? – Nessuno, rispose. – E può uno dire che, anche se nati con questa disposizione, devono necessariamente essere corrotti? Anche noi riconosciamo che è difficile che si salvino, ma c’è chi oserà [b] sostenere che nell’intero corso del tempo tra tutti non se ne salvi mai nemmeno uno? – E come? – Certo che, continuai, se ce n’è anche uno solo e dispone di uno stato obbediente, sarà capace di realizzare tutto ciò che ora è incredibile. – Sí, capace, rispose. – Se, ripresi, un uomo di governo impone quelle leggi e quelle forme di vita che abbiamo descritte, non è certamente impossibile che i cittadini consentano a osservarle. – No, assolutamente. – Ma è strano e impossibile che anche per gli altri valgano le norme che valgono per noi? – Credo di no, [c] disse. – Ebbene, che si tratti di norme ottime, sempre che realizzabili, l’abbiamo dimostrato esaurientemente, credo, nella discussione di prima. – Sí, in modo esauriente. – Ora, come sembra, possiamo concludere che le nostre norme legislative sono ottime, se realizzabili; ma difficili a realizzare, per quanto non impossibili. – Possiamo concludere proprio cosí, rispose.

Step 18: nella filosofia contemporanea

Il Paradosso della tolleranza è un celebre passo di Karl Popper, filosofo ed epistemologo austriaco del ‘900, riguardo la tolleranza. L’aforisma è parte di un passo divenuto molto famoso negli ultimi anni, dal suo libro “La società aperta e i suoi nemici”. Cerchiamo dunque di interpretarlo ed evidenziarne alcuni spunti riflessivi.

“Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti."

Popper scrisse queste riflessioni a seguito dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Infatti, più generalmente il testo, da cui proviene questo paradosso sulla tolleranza, teorizza una “società aperta”. Al centro del sistema sociale e politico non vi deve essere semplicemente una definizione astratta di libertà. La libertà, anzitutto individuale, si persegue in ogni aspetto del vissuto, in maniera critica, discussa, condivisa, correggibile.

Non si tratta di attenersi ad una costituzione che proclama la libertà in cambio di un compromesso politico, come quello democratico, ove molto spesso la libertà di potersi esprimere si tramuta nella tirannia della maggioranza, da una famosa espressione di Tocqueville. Popper,  quando tratta delle mosse contro gli intolleranti, fa esplicito riferimento al ruolo dell’opinione pubblica. E lo fa proprio in merito al “paradosso democratico”.

Step 17: un abbecedario


  • Assurdo
  • Bizzarro
  • Contraddittorio
  • Deviante
  • Estroso
  • Folle
  • Grottesco
  • Hollywodiano
  • Incoerente
  • Larvato
  • Manipolato
  • Nonsenso
  • Opinabile
  • Pazzesco
  • Questionabile
  • Raccapricciante
  • Singolarità
  • Taroccato
  • Utopistico
  • Visionario
  • Zigzagante

martedì 2 giugno 2020

Step 16: un protagonista

Il paradosso del nonno è un celebre paradosso sul viaggio nel tempo.
Il primo a descriverlo fu René Barjavel, uno scrittore francese di fantascienza, nel suo libro Il viaggiatore imprudente (Le voyageur imprudent, 1943). Il paradosso del nonno è stato molto utilizzato, in letteratura e nel cinema, per dimostrare che i viaggi indietro nel tempo sono impossibili.
Nel videogioco e anime Steins; Gate, come in The Time Machine, il protagonista non riesce a salvare i suoi amici dalla morte per via del principio di Novikov. Viene infatti spiegato che il tempo, strutturato in universi e linee di universo, lo si può paragonare ad una corda dove la corda stessa è l'universo e i filamenti corrispondono alle varie linee di universo. In questo modo le varie linee di universo convergono sempre nello stesso punto, come nella corda, quindi non è possibile evitare la morte di qualcuno se non generando una divergenza così alta da spostarsi in un altro universo (corda).

Step 15: di fronte ai limiti

Il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The Limits to Growth. I limiti dello sviluppo), commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows (13 marzo 1941 / 20 febbraio 2001) , Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.
Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana.
Dopo aver esaminato diverse simulazioni al computer, il team di ricerca è giunto alle seguenti conclusioni:

Prima ipotesi - se non si apporta nessuna modifica al trend di crescita storico, i limiti alla crescita sulla terra diventerebbero evidenti a partire dal 2072, portando al "declino improvviso e incontrollabile sia della popolazione che della capacità industriale".


Seconda ipotesi - le tendenze di crescita esistenti nel 1972 potrebbero essere modificati in modo che la stabilità ecologica ed economica sostenibile potrebbe essere raggiunta.
Quanto prima la gente di tutto il mondo inizia a lottare per realizzare il secondo risultato di cui sopra, maggiori sono le possibilità di raggiungerlo.

lunedì 1 giugno 2020

Step 14: un fatto di cronaca

VIRUS, COS'È L'EFFETTO PARADOSSO


La gente ha voglia di tornare a vivere.
Dopo due mesi di confinamento preventivo, è normale. Il pericolo, da adesso in poi, è ciò che i virologi chiamano "effetto paradosso". Ne ha parlato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano.
Il paradosso consiste nel dare per scontata la presenza del virus abbassando, di conseguenza, la guardia. E quindi precauzioni usate sì e no, distanziamento sociale che progressivamente si riduce, ripresa di abitudini, dal bar alla spiaggia come se niente fosse.
Peccato che ogni dettaglio sarà lì a ricordarci che quanto abbiamo vissuto non era uno scherzo o un'illusione.
Era vero.
Abbassare la guardia, che in una percentuale ridotta della popolazione si è tradotta nei Navigli affollati e nella gente in spiaggia a Mondello in Sicilia, è l'atteggiamento più pericoloso che possiamo tenere.
E, secondo il parere di chi scrive, tende a sommarsi con l'idea che si torni alla normalità come la conoscevamo prima dell'epidemia.
Non è così. Non è più, così.
Non dopo i camion militari con le bare dei deceduti.
Non con le persone morte in solitudine.
Non quando vedi su internet o senti nei telegiornali, le testimonianze dei guariti che hanno vissuto la terapia intensiva.
Non può esserlo più, perché banalmente, il virus non è sparito. Diventerà, usando un termine mutuato ai virologi, endemico. Significa costantemente presente.
Se c'è il virus e ci siamo anche noi significa che questa è la nuova normalità e come tutte le cose nuove siamo chiamati a imparare.

Tratto da quotidiano online Vivere Milano

Step 13: nell'ingegneria

Il paradosso meccanico è un apparecchio meccanico conservato al Museo Galileo di Firenze.
L'apparecchio, montato su un elegante tavolino, si compone di un telaio trapezoidale di legno con due binari di ottone sui quali è poggiata una coppia di coni di ottone uniti per le loro basi da un disco di legno. Ponendo il doppio cono sulla parte inferiore del telaio, esso inizia spontaneamente a risalire verso l'alto, dando così l'impressione di sottrarsi alla legge universale della forza di gravità. Per questo fenomeno, apparentemente contrario al senso comune e, dunque, stupefacente, l'apparecchio viene spesso indicato come "paradosso meccanico". Il paradosso è solo apparente. E ciò deriva dal fatto che il movimento naturale dei gravi dipende da quello del loro baricentro, che scende naturalmente. In effetti, poiché i binari sono divaricati, il centro di gravità del doppio cono, posizionato sull'asse di rotazione in corrispondenza del diametro massimo, non sale quando l'intero corpo sembra procedere verso l'alto, ma viceversa scende. Rotolando, il doppio cono poggia sui binari in punti sempre più vicini ai suoi due vertici. Di conseguenza, la distanza del baricentro rispetto al piano orizzontale diminuisce man mano che il cono sale. Il fenomeno non ha dunque niente di preternaturale, ma è al contrario in perfetto accordo con le leggi della meccanica. L'apparecchio proviene dalle collezioni lorenesi.




venerdì 1 maggio 2020

step 12: nel pensiero medievale

Alberto di Sassonia fu un acuto pensatore, fornendo un contributo originale alla teologia medievale, elaborando procedimenti per  determinare le verità o le falsità di enunciati o “sofismi”, utilizzati nell’insegnamento e nella valutazione dei limiti dei vari sistemi filosofici. I sofismi erano proposizioni a volte difficili da comprendere, ambigue o paradossali. L’essenziale era venire a capo di quelli proposti dai filosofi rivali e creare esempi efficaci dei propri. Alberto era particolarmente interessato ai paradossi e ai problemi dell’infinito e li discusse nel suo libro Sophismata. Nel corso delle sue disamine, ne propose uno, che in seguito avrebbe costituito la base della definizione di insieme ed il funzionamento di un’analisi rigorosa degli infiniti attuali. Il paradosso mostra il livello di attenzione sulla questione e rivela l’influenza dei filosofi inglesi dell’epoca, il cui uso della matematica fu fatto proprio e propugnato dal sassone.

Egli dimostrò che un unico infinito consente di ottenere qualcosa in cambio di nulla, addirittura ottenere quanto si vuole in cambio di nulla. I concetti espressi per noi moderni possono apparire al di fuori di ogni logica, ma trasposti nella realtà scientifica di quei tempi, assumono fondamentale importanza. Si prenda una trave di legno di lunghezza infinita, con una sezione quadrata di lato pari a 1 unità. La si tagli in cubi di uguali dimensioni. Si avrà un numero infinito di questi cubi che si potranno usare come blocchi di costruzione. Alberto afferma che con essi è possibile riempire tutto lo spazio, se li si compone in modo sistematico. Si attorni il primo blocco con (3^3) -1 = 26 blocchi, in modo da formare un cubo più grande con lo spigolo pari a 3 unità. Ora si dispongano intorno a questo cubo altri (5^3) – (3^3) = 98 blocchi, in modo da creare un nuovo cubo di spigolo uguale a 5 unità. Ripetendo questo procedimento con (7^3) – (5^3) dei blocchi iniziali, poi (9^3) – (7^3), poi (11^3)– (9^3), e così via all’infinito, si riuscirebbe a costruire un cubo di volume sempre crescente. La trave di lunghezza infinita da cui si è partiti può dunque essere tagliata a pezzi e ricomposta in modo da riempire uno spazio tridimensionale infinito!


Questo “ingegnoso esempio” dimostra come anche nel XIV secolo ci fosse una chiara consapevolezza della singolare proprietà dell’infinito, per cui esso può essere posto in corrispondenza biunivoca con una sua parte. La sua importanza, al di là di una immediata comprensione e condivisione, sta nel fatto che fece giustizia della dogmatica certezza di Aristotele, secondo cui non poteva esistere un insieme infinito di entità, perchè avrebbe contenuto un sottoinsieme più piccolo che sarebbe stato anch’esso infinito. Cosa che appariva assurda. Il paradosso vuole dimostrare come una situazione simile possa verificarsi senza che vi sia implicata nessuna contraddizione logica interna. In realtà l’esempio del sassone era più ingegnoso di quanto occorresse per sostenere la sua tesi, sebbene si possa immaginarlo nell’atto di effettuare la dimostrazione, tagliando a pezzi una lunga trave e ricomponendo i primi gruppi di cubi, in modo che ciascuno potesse farsi un’idea di ciò che sarebbe accaduto se avesse continuato per sempre.

domenica 26 aprile 2020

Step 11: nella pandemia

La pandemia del CoVid 19 ha causato il lockdown in Italia, cioè l'assoluta chiusura di tutte le attività commerciali, ricreative, sportive e l'impossibilità di spostamento al di fuori delle proprie abitazioni, tranne che per casi strettamente urgenti e specificati.
Tutto questo contrasta con la voglia delle persone di uscire, fare vita sociale, comunicare, curare i rapporti interpersonali.
Se questo avvenisse, il contagio da CoVid 19 aumenterebbe esponenzialmente e più velocemente di come è accaduto sino ad oggi.

giovedì 9 aprile 2020

Step 9: Arte figurativa


“Galleria di stampe”, opera di Escher 1956
Esposta nel Museo d'Arte Popolare, Lisbona

step 8: Il paradosso nel "Fedro" di Platone

Nel Fedro di Platone, il re Thamus, risponde al dio Theuth, che era il creatore della scrittura e che aveva lodato la sua creazione, quale il mezzo del futuro per la diffusione della conoscenza:

 "... La scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza delle anime di coloro che la impareranno, perchè fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se' medesimi."

Platone, in questo dialogo, evidenzia quello che secondo lui è la differenza che intercorre tra conoscenza e sapienza, dando un giudizio negativo sulla scrittura, in quanto quest'ultima avrebbe portato, non la sapienza, ma una conoscenza senza insegnamento e, quindi, discepoli,che sarebbero diventati portatori di opinioni e non sapienti. Paradossalmente, però, il pensiero di Platone si è diffuso ed è pervenuto ai giorni nostri grazie alla scrittura.

Step 7: Il paradosso nella poesia

“Cessate d’uccidere i morti, 
non gridate più, non gridate 
se li volete ancora udire, 
se sperate di non perire. 
 Hanno l’impercettibile sussurro, 
non fanno più rumore 
del crescere dell’erba,
lieta dove non passa l’uomo.”

( Giuseppe Ungaretti, Non gridate più )

In questa lirica è espresso il motivo del dolore colto attraverso un dato occasionale (il bombardamento del cimitero di Verano a Roma) e mediante un dialogo con gli altri uomini.
Il significato del primo verso "Cessate di uccidere i morti" è quello smetterla con gli assurdi rancori e a lasciare riposare in pace le vittime innocenti di una guerra folle, di una tragedia spaventosa e, quindi, di cessare i bombardamenti ai cimiteri. Il poeta, attraverso un paradosso, invita i sopravvissuti a quell'immane guerra al silenzio (che è sacro), unica forma possibile di solidarietà e rispetto per i morti che dall'aldilà ci parlano con una voce impercettibile (ammoniscono i vivi ad essere più buoni, mandano un messaggio di speranza). Questa condizione è necessaria qualora i vivi vogliano sopravvivere, in quanto l'odio avvelena le anime e rovina gli uomini. In caso contrario, i morti verrebbero uccisi un'altra volta dalla guerra, della cui disumanità il bombardamento del cimitero si erge a tremenda metafora. Solamente l'erba cresce lietamente, in quanto non vi è più nessuno a calpestarla, e allo stesso modo sarebbero lieti i morti se cessassero i rancori e gli odi.

martedì 7 aprile 2020

step 6: Il paradosso nella letteratura

Il processo - Franz Kafka
ll processo (Der Process, Der Proceβ, Der Prozess) è un romanzo incompiuto di Franz Kafka scritto in tedesco fra il 1914 e il 1915, pubblicato postumo per la prima volta nel 1925. Una delle sue migliori opere, esso racconta la storia di Joseph K., un uomo arrestato e perseguito da una remota, inaccessibile autorità, mentre la natura del suo crimine non viene rivelata né al protagonista né al lettore.
Il protagonista del romanzo, Josef K., è impiegato come procuratore presso un istituto bancario. Una mattina, due uomini a lui sconosciuti si presentano presso la sua abitazione, dichiarandolo in arresto, senza tuttavia porlo in stato di detenzione. K. scopre così di essere imputato in un processo. Pensando ad un errore, decide di intervenire con tempestività per risolvere quello che ritiene essere uno spiacevole (ma temporaneo) malinteso.
Ben presto, K. si rende conto che il processo intentato nei suoi confronti è effettivamente in corso. K. tenta inizialmente di affrontare la macchina processuale con la logica e il pragmatismo che gli derivano dal suo lavoro presso la banca. Tuttavia, tempi e modi di svolgimento del processo, né altri aspetti del suo funzionamento, vengono mai pienamente rivelati all'imputato, neppure durante le sue deposizioni al cospetto dei giudici. A K. non verrà mai comunicato il capo di imputazione che pende su di lui.
Anche dietro consiglio di personale in servizio al tribunale, K. affida a un avvocato il mandato di difenderlo. Pur rassicurando K. in merito all'impegno profuso per il suo caso, l'avvocato pare tuttavia procedere con la medesima opacità che è propria del tribunale, mettendo in atto iniziative la cui efficacia K. non è in grado di valutare appieno. Dopo un breve periodo di riflessione, K. decide di rimuovere il mandato all'avvocato, a dispetto delle raccomandazioni dello stesso legale difensore.
Questa rinuncia alla difesa prelude all'epilogo della vicenda. Senza preavviso, Josef K. viene infatti prelevato da due agenti del tribunale e condotto in una cava, dove viene giustiziato con una coltellata. K. muore in conseguenza di una condanna inflittagli da un tribunale che non lo ha mai informato in merito alla natura delle accuse a suo carico, e che non gli ha mai fornito alcun riferimento per attuare una vera difesa.
In una situazione kafkiana è la comunicazione stessa a divenire paradossale, visto che essa non può prescindere dal contesto comunicativo in cui avviene. La comunicazione diviene impossibile: ci arrovelliamo per trasmettere “la nostra versione” dei fatti ma nessuno ci ascolta. Allora ci divincoliamo per liberarci da questa morsa soffocante, ma la nostra volontà non basta. La situazione stessa sfugge al nostro controllo. La comunicazione non è più un mezzo con cui riusciamo a relazionarci in modo positivo, anzi: sembra quasi che più proviamo a risollevare le nostre sorti più rendiamo grave la situazione.


Franz Kafka, Il processo ed il PARADOSSO:
"Perché fino alla sentenza siamo tutti colpevoli"


lunedì 6 aprile 2020

step 5: messaggio pubblicitario

“Prendetevela comoda, ma fate in fretta”: è l’headline di un annuncio pubblicitario per la Fiat 500L.
È costituita da una frase complessa, formata da due frasi semplici. Se s’intende la prima nel senso figurato di “fare qualcosa con molta lentezza”, come presumibilmente si augurano gli autori, la seconda, che ha un significato del tutto opposto, si rivela incoerente. Ne deriva una sorpresa per il lettore, dovuta alla rottura delle aspettative. Alla base di tale effetto straniante è la figura retorica del paradosso. La sua definizione si articola in due parti: la prima consiste in un’affermazione fondata su un’antitesi e quindi assurda. Pertanto la sua funzione è indubbiamente quella di attention getting device (espediente per ottenere l’attenzione). Passando al resto dell’annuncio, ci si rende conto che l’invito a “prendersela comoda” va interpretato in senso letterale, in riferimento ad una caratteristica dell’automobile reclamizzata, la sua spaziosità, mentre la seconda parte della definizione è assurda solo apparentemente, perché si rivela esatta ad una più accurata analisi.

domenica 5 aprile 2020

Step 4: Paradosso e mitologia


Nella mitologia dell’antica Grecia, tra le varie figure mitologiche, possiamo identificare nel Minotauro il “paradosso” di un essere mostruoso e feroce, con il corpo di un uomo e la testa di un toro.
Il Minotauro (in greco antico: Μινώταυρος, Minótauros), era figlio del Toro di Creta e di Pasifae, regina di Creta; nacque per volere di Poseidone, il dio del mare, che intendeva punire il re di Creta, Minosse. Atene, sconfitta da Minosse, fu costretta a pagare un orribile tributo offrendogli ogni anno sette ragazzi e sette ragazze, che nel Labirinto di Cnosso sarebbero stati divorati dal Minotauro.
Il Minotauro appare anche nella Divina Commedia, precisamente nel dodicesimo canto dell’Inferno. Allegoricamente, il Minotauro è posto a guardia del girone dei violenti, perché nel mito greco esso simboleggia proprio la parte istintiva e bestiale della mente umana, quella che ci accomuna agli animali (la «matta bestialità») e ci rende inconsapevoli nelle nostre azioni. I violenti sono proprio quei peccatori che hanno peccato cedendo all'istinto e non hanno seguito la ragione. La sconfitta del Minotauro contro Teseo nella mitologia greca e contro Virgilio nella Divina Commedia, simboleggiano il prevalere della ragione umana sull’istinto animale.

giovedì 2 aprile 2020

Step 2: Storia del termine

L'etimologia della parola paradosso è di derivazione greca. Infatti,  paradosso deriva dal greco  παράδοξος, (paràdoxos), dall'unione del prefisso παρα- (parà) = contro con δόξα (dòxa) = opinione.
Il più antico paradosso si ritiene essere il paradosso di Epimenide, in cui appunto il Cretese Epimenide afferma: "Tutti i cretesi sono bugiardi". Poiché Epimenide era originario di Creta, la frase è paradossale. A rigor della logica moderna, questo in realtà non è un vero paradosso: detta "p" la frase di Epimenide, o è vera "p" o è vera "non p". Il contrario di p è "Non tutti i cretesi sono bugiardi", ossia "Qualche cretese dice la verità"; Epimenide non è uno di quelli e la frase è falsa. Tuttavia la negazione dei quantificatori non era ben chiara nella logica degli antichi greci. Subito dopo troviamo i paradossi di Zenone. Un altro famoso paradosso dell'antichità, questo sì irresolubile, è il paradosso di Protagora o il cosiddetto paradosso dell'avvocato, più o meno contemporaneo di Zenone di Elea.
Alcuni paradossi, poi, hanno preceduto di secoli la loro risoluzione: prendiamo ad esempio il paradosso di Zenone: "Il terzo argomento è quello della freccia. Essa infatti appare in movimento ma, in realtà, è immobile: in ogni istante difatti occuperà solo uno spazio che è pari a quello della sua lunghezza; e poiché il tempo in cui la freccia si muove è fatto di infiniti istanti, essa sarà immobile in ognuno di essi."

Step 1 bis: Paradosso in altre lingue

Inglese: paradox;
Francese: paradoxe m.;
Tedesco: Paradox n., Paradoxon n.;
Cinese: 悖論 
             Bèi lùn
Giapponese: パラドックス 
                     Paradokkusu
Coreano: 역설 
                 yeogseol
Lituano: paradoksas
Spagnolo: paradoja
Greco: παράδοξο 
            parádoxo

lunedì 23 marzo 2020

Step 1: Definizione ed etimologia



Definizione


La parola paradosso può essere definita come un'affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o alla verosimiglianza e riesce perciò sorprendente o incredibile.Più precisamente, in senso logico-linguistico, indica sia un ragionamento che appare invalido, ma che deve essere accettato, sia un ragionamento che appare corretto, ma che porta a una contraddizione.


Oggi la parola può essere adoperata in senso oggettivo o soggettivo. In senso oggettivo, si denomina paradosso una tesi che sembra contraddire l’opinione comune o i principi generali di una scienza, ma che, all’esame  critico, si dimostra valida; di questo tipo è, per esempio, il paradosso idrostatico; o, al contrario, una dimostrazione che, partendo da un presupposto falso e condotta con apparente rigore logico, si risolve definitivamente in un sofisma: erano tali, per esempio, gli argomenti arrecati da Zenone di Elea contro la molteplicità e il movimento e sono tali alcuni paradossi della matematica. In senso soggettivo, il paradosso è un’affermazione vera o falsa, ma comunque presentata in forma tale da sorprendere il lettore o l’uditore.

In filosofia ed economia il termine paradosso è usato spesso anche come sinonimo di antinomia. In matematica invece si distinguono i due termini: il paradosso consiste in una proposizione eventualmente dimostrata e logicamente coerente, ma lontana dall'intuizione; l'antinomia, invece, consiste in una vera e propria contraddizione logica.Il paradosso è un potente stimolo per la riflessione. Rivela sia la debolezza della nostra capacità di discernimento sia i limiti di alcuni strumenti intellettuali per il ragionamento.

Etimologia

Dal greco (paràdoxos) παράδοξος, composto di (parà) παρα-nel significato di "contro" e (dòxa) δόξα ossia "opinione"; significa quindi "verità che è in contrasto con il senso comune".

Fonte: Enciclopedia Treccani